STORIE VERDI| Gli anni della maturità: Cuore verde, orgoglio spezzino
- Ufficio Stampa USD Fezzanese
- 2 giorni fa
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C’è un tempo in cui non si è più giovani promesse, ma non ancora leggende. È il tempo della crescita, della consapevolezza, delle sfide vere. Per la Fezzanese, quel tempo furono gli anni ’60. Anni di sogni rincorsi con determinazione, anni di battaglie vinte e perse, di nomi entrati nel cuore della comunità. Furono gli anni della maturità.
L’orizzonte si tinge di verde
All’inizio del decennio, la Fezzanese non era più la squadra che cercava un campo dove giocare. Era ormai una realtà consolidata, sempre in lotta per i vertici della Seconda Categoria spezzina. E lo dimostrò stagione dopo stagione, partendo da un promettente secondo posto nel 1960-61, a pari merito con la Freccia Azzurra e dietro la Fitram Canaletto.Tarabugi (14 gol) e Maddaloni (10) guidarono l’attacco, Pistolesi e Arecco custodirono la porta: un gruppo già forte, già affiatato.
Verso la vetta, passo dopo passo
Nel 1961-62 arrivò un altro secondo posto, questa volta nel girone finale dietro la Freccia Azzurra di Santo Stefano.Maddaloni, Tarabugi e Fiscaletti firmarono le reti, mentre il giovane portiere Mori iniziava a diventare una colonna.L’anno seguente, il 1962-63, fu esplosione offensiva: 17 vittorie, 67 gol e la coppia Maggiali–Simonelli inarrestabile.
Ma la consacrazione arrivò nel 1963-64. Secondo posto in campionato e, soprattutto, la vittoria della prima storica Coppa Davite, battendo 2-1 il Santo Stefano al Picco, davanti a un pubblico in festa. Gol di Da Pozzo e Maggiali: fu la prima vera, grande gioia collettiva della comunità fezzanese.
Orgoglio e sacrificio
Il biennio successivo vide la Fezzanese consolidarsi, ma anche iniziare a fare i conti con la dura realtà: talento e passione non bastano senza risorse.Nel 1965-66, un altro secondo posto dietro la solita Forza e Coraggio. Poi, finalmente, il trionfo nel 1966-67: campionato vinto con nove punti di vantaggio e una sola sconfitta. Danubio e Maggiali furono i protagonisti assoluti, Ferrentino il guardiano della porta.
Ma, ancora una volta, la società fu costretta a rinunciare alla promozione. I sogni si infrangevano contro le difficoltà economiche, ma non l’anima verde, mai.
La svolta: un nome, una storia
Nel 1967-68, la guida societaria passò a Mauro Maggiani, mentre in panchina restava l’infaticabile Giuseppe Tarabugi.Fu l’anno della svolta: grazie alla riforma dei campionati, la Fezzanese salì comunque in Prima Categoria, insieme a Lerici, Forza e Coraggio e altre realtà storiche.Danubio (25 reti) e Nardini (16) trascinarono una squadra straordinaria: 20 vittorie, 74 gol, e un gruppo che sapeva emozionare.
La vittoria più bella
La stagione 1968-69 fu una cavalcata epica. Il campionato fu combattuto, ma tutto si decise all’ultima giornata, contro il Santerenzo, fanalino di coda. Servivano due punti per la gloria.Fu festa verde: 5-0, promozione in tasca, caroselli in tutto il Golfo. Una giornata entrata nella leggenda.Anche se poi, nelle finali di Coppa Liguria, la Fezzanese non trovò la forza per completare l’impresa, sconfitta dalla Gavese e dal Ventimiglia. Ma il sogno era già stato realizzato.
Il canto della passione
Nel 1969-70, ancora una stagione di vertice: terzo posto, dietro Lerici e Ausonia Brin. Maggiali, simbolo eterno, segnò 21 gol.E mentre si rincorrevano palloni e promozioni, un’intera generazione costruiva identità, comunità, speranza.
Volti, nomi, cuore
Sono tanti i nomi che brillano in questo periodo: Maggiali, Danubio, Tarabugi, Nardini, Maddaloni, Ferrentino, Scarpato, Mori, Simonelli, ma anche i dirigenti instancabili: Fausto Mora, Mauro Maggiani, Leandro Gerbelli, Salvatore Gagliardi, Piero Vannini, Bruno Maggiani, Antonio Taraborelli. Tutti artigiani di un sogno, tutti parte di una Fezzanese che diventava simbolo di orgoglio e resistenza sportiva.
Una squadra, una storia
Questi non furono solo “anni di calcio”. Furono anni di popolo, di radici che si intrecciano, di bandiere che non smettono mai di sventolare.
La Fezzanese, negli anni della maturità, non si limitò a partecipare. Amò, lottò, vinse. E costruì le fondamenta di un futuro che, ancora oggi, parla verde.